L'infinito Di Leopardi Come Nessuno L'ha Mai Spiegato

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Sinopsis

Se non si legge Leopardi non si è completi, né culturalmente né umanamente.

E’ il Poeta dell’anima, il più profondo dell’intera storia della Letteratura italiana. Né Manzoni né Dante, che pur sono i più grandi, entrano nell’animo umano come fa e riesce Leopardi.

Uomo controverso, il grande Leopardi. Schivo e gioviale, riservato e ironico, depresso e innamorato, pessimista e speranzoso, fu Poeta e filosofo. Il più grande Poeta dell’Era moderna e contemporanea.

Sarà quindi – insieme a Dante, Foscolo, Manzoni, Verga, Carducci, Pascoli, Pirandello e D’Annunzio – Padre indiscusso e supremo della Letteratura italiana.

Patriota sincero, pur non avendo avuto la fortuna di vivere a lungo per essere anch’egli tipicamente annoverato – al pari di Manzoni, Gioberti, Berchet e Mercantini – tra i Padri della letteratura risorgimentale, proprio in tema di Patria e sul concetto di Nazione darà una lezione a tutti, compresi – e soprattutto – i contemporanei. Nei “Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura” esprime infatti un concetto attualissimo, vale a dire che l’Europa non può esserci data come Patria: “La patria moderna dev’essere abbastanza grande, ma non tanto che la comunione d’interessi non vi si possa trovare, come chi ci volesse dare per patria l’Europa. La propria nazione, coi suoi confini segnati dalla natura, è la società che ci conviene. E conchiudo che senza amor nazionale non si dà virtú grande”. Un insegnamento di un’attualità sorprendente. Insegnamento che ribadirà con fermezza in “Sopra il monumento di Dante che si preparava in Firenze e “All’Italia”, di cui Giuseppe Palma se ne occuperà brevemente nel terzo paragrafo di questo saggio.

La modernità e il cambiamento – termini utilizzati a sproposito dall’attuale classe politica abusiva e non rappresentativa della sovranità popolare - non sempre sono positivi, anzi, potrebbero a volte sortire conseguenze negative e dannose. Sul punto, nei Pensieri (XI) il Poeta scrive: “V'è qualche secolo che, per tacere del resto, nelle arti e nelle discipline presume di rifar tutto, perché nulla sa fare”.

Leggendo Leopardi sentirete finalmente nelle narici il senso profondo della Vita, esplorerete l’animo umano in una dimensione spicciola e sconfinata al tempo stesso.

I contemporanei, cioè quegli autori appositamente spinti nella capillare diffusione editoriale da quel capitale internazionale che maneggia e indirizza l’editoria, rappresentano il nulla vestito di patinato e dannoso perbenismo globalista. In altre parole, il vuoto assoluto. Quindi, leggete e rileggete Leopardi!

Morto nel 1837 a soli 39 anni, il Poeta di Recanati non troverà pari nella poesia, sia in Italia che nel mondo.

Giuseppe Palma ha già scritto sull’Infinito ben sette anni fa, pubblicando all’epoca un saggio breve intitolato “Sull’Infinito di Leopardi”. Questa nuova pubblicazione è dunque una seconda edizione – aggiornata, ampliata e corretta - di quella del 2010. Con il presente libro Palma spiega quindi L’Infinito di Leopardi come in pochi l’hanno spiegato finora, cioè leggendo Leopardi e non semplicemente interpretandolo, svolgendo a tal proposito alcuni raffronti tra L’Infinito e altre opere del Poeta.

Si consiglia la lettura, oltre che del testo del saggio, anche delle note esplicative.

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Indice del saggio breve:

Introduzione dell’Autore

L’Infinito


  • Analisi del testo e filosofia leopardiana dell’Infinito

  • Osservazioni critiche

  • Brevi considerazioni sui concetti di Patria e Nazione in Leopardi


Note esplicative

Manoscritto de L’Infinito

Breve biografia dell’Autore

Cenni bibliografici